Maurizio Dozzi, Uno stopper chiamato “Roccia”

di Sebastiano Virgilio 

Quando dopo innumerevoli tentativi andati a vuoto riesco a trovare una traccia quasi non mi capacito. E’ da settimane che compongo decine di numeri dell’Emilia Romagna, e ora finalmente a Bologna trovo un gentile omonimo il quale, da ex appassionato di calcio e dotato di ottima memoria, mi suggerisce di verificare in un paese a ridosso del confine Toscano: Vergaro. Mi occorrono poche altre telefonate per risalire alla località esatta, e in pochi minuti sono in linea con il signor Renzo. Non è facile qualificarsi. Spiegare che si chiama da Sassari perché si stanno cercando informazioni su un calciatore che qui trascorse due anni indossando la casacca rossoblù. Che quello stopper, a dispetto del ruolo, divenne un idolo per tanti tifosi, come me all’epoca poco più che ragazzi. Quel giocatore era suo figlio e si chiamava Maurizio Dozzi. Ma il signor Renzo, pur nel dolore del ricordo, non è stupito.

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Torres-Ilva, il calcio sardo targato 1903

di Andrea Sini

Centonove anni ciascuna, eppure non li dimostrano. Torres e Ilva, le vecchie signore del calcio sardo, si ritrovano una di fronte all'altra domenica al Piero Secci, la "fossa dei leoni" della Maddalena.

 

Storie, colori e ambizioni differenti, per due società che hanno fatto la storia del calcio isolano. Ognuna a modo suo. Due coetanee, entrambe fondate nel 1903, che si conoscono praticamente da sempre. Almeno dal 1912.

 

I rossoblù sassaresi, nati come Sef (Società di educazione fisica) Torres, tirano calci al pallone già nell'anno della loro nascita, anche se la sezione più importanti è quella di ginnastica. I maddalenini, pure loro dediti soprattutto alla ginnastica, invece si tuffano nel calcio proprio nel 1912.

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Da Ivrea a Sarno, la Torres è tornata

 

di Andrea Sini

5 ottobre 2012

Cento mani al cielo, mille orecchie incollate alle radioline, il gol su rigore di Frau, la gioia per una salvezza effimera, quasi beffarda. Un arrivederci diventato praticamente un addio, il rossoblù che si scolorisce, la porta dell'inferno che si apre e ingoia tutti: società, giocatori, tifosi. Soprattutto i tifosi. Quelli che c'erano, a Ivrea, più di cinquanta; e quelli che non c'erano, ma che non hanno mai abbandonato una nave speronata e affondata da una gestione societaria piratesca.

IvreaQuasi nessuno ricorda più Ivrea-Torres, eppure sono passati soltanto quattro anni e pochi mesi. Detto così sembra niente. Invece dentro quei 1617 giorni e quegli 891 chilometri che separano Ivrea da Sarno c'è il buio, il terrore, l'umiliazione del campo di periferia, la polvere della terra battuta, la rabbia dell'esclusione.

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Il rossoblù vincente. Tutte le promozioni della Torres

(seconda puntata)

di Andrea Sini

Alessandria, Roma, Mestre: hanno uno sfondo "continentale" le vittorie più importanti ottenute dalla Torres nell’ultimo quarto di secolo. Moccagatta, Flaminio, Baracca, tre stadi lontani che per l'occasione si sono riempiti di tifosi sassaresi e colorati di rossoblù. Storie differenti, per tre formazioni che, almeno in base ai proclami, non erano state costruite per dominare il campionato.

Non lo era quella che affrontò la C2 nella stagione 86-'87 con Bruno Rubattu come presidente e Lamberto Leonardi allenatore. Un gruppo formato da molti giovani (Poggi, Cariola e Dossena), qualche elemento esperto (Del Favero, Petrella, Galli), una vera stella (Piga) e uno zoccolo duro sardo (Pinna, Tolu, Tamponi, Ennas, oltre allo stesso Piga).

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Cento anni fa il «foot-ball»

Nell'agosto del 1911 a Sassari i primi campionati sardi di calcio

di Andrea Sini

SASSARI. Una piazza d'armi trasformata in uno stadio; ventidue giovanotti vestiti con buffi mutandoni che inseguono un pallone tra fitte nuvole di polvere. Il Ferragosto sassarese di cent'anni fa è tutto corse e sudore, lanci e acrobazie. Ma anche discussioni accesissime e clamorosi ritiri. Sarà un agosto all'insegna di un "diavolo zoppo". Per una volta, dopo tre secoli, la discesa dei candelieri non monopolizza l'attenzione di una città che ha iniziato da poco a espandersi oltre le antiche mura e conta 43 mila abitanti. A Sassari, in questa calda estate del 1911, si concentra il meglio dello sport isolano.

 

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Il rossoblù vincente. Tutte le promozioni della Torres

(prima puntata)

di Andrea Sini

All’inferno e ritorno. Il percorso è sempre lo stesso, ma stavolta gli inferi sono molto più in basso e la strada per riemergere è ancora lunga. La risalita però è iniziata.

Con la vittoria nel campionato di Promozione 2008-’09 la Torres ha fissato il primo, fondamentale tassello della sua ennesima rinascita. Centosei anni di gloria e cadute, di piccole soddisfazioni e tremendi ruzzoloni. Un tronco reciso più volte per colpa di qualche cattivo amministratore e di molti pessimi dirigenti, ma mai estirpato alle radice. La promozione ottenuta dalla squadra di Roberto Ennas non è certamente la più bella nè la più prestigiosa, ma non è meno importante delle precedenti ed entra a pieno titolo nella storia della società rossoblù. In attesa della prossima.

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