Tonino Siddi e un bronzo "da dimenticare"

Lo sprinter sassarese (ed ex torresino) terzo alle Olimpiadi di Londra '48

di Andrea Sini

Quella medaglia di bronzo non l'aveva mai digerita del tutto. Per convincerlo a restituire l'argento e accettare il metallo meno nobile, raccontano, ci volle tutta la diplomazia dei tecnici azzurri e dei compagni della staffetta olimpica.

Tonino Siddi era nato per correre. E per vincere. Impensabile, per uno come lui, accontentarsi della piazza d'onore. Figurarsi di un terzo posto. Quella inutile "patacca" ricevuta a Wembley in casa sua non sarebbe mai entrata: appena tornato in Italia la vendette e si comprò una Topolino modello C.



La tuta azzura no. Quella la sentiva davvero sua, una seconda pelle da accarezzare anche tanti anni più tardi, per alleggerire il peso dei ricordi. Di quella meravigliosa avventura alle Olimpiadi di Londra 1948, a parte le foto e la gloria immortale, il velocista sassarese, classe 1923, decise di conservare soltanto la divisa della nazionale: una tuta azzurra disegnata da un compagno di squadra, uno sprinter che si dilettava con i tessuti e che con i tessuti avrebbe fatto fortuna: Ottavio Missoni.

A 25 anni dalla sua prematura scomparsa, Tonino Siddi è ancora considerato da molti il miglior atleta puro che la Sardegna abbia mai espresso. Uno sprinter dotato di talento fenomenale, ma anche uno sportivo a tutto tondo, capace di dominare in tantissime discipline e di realizzare imprese incredibili anche lontano dalla pista. «Della sfida di Tonino contro un cavallo sulla pista dell'Acquedotto si parla ancora a distanza di sessant'anni - racconta il fratello Lionello, un passato da musicista con il Trio folk Sassari, gli autori della Mirinzana, "l'inno nazionale sassarese" -. La lista delle sue imprese è lunghissima. Mi vengono in mente le sue corse in bicicletta senza freni al centro storico o giù per il Corso, o la sua abitudine di prendere la rincorsa e saltare i calesse fermi in via Capitano Bellieni. Sulle piste di oggi i suoi tempi sarebbero stati strabilianti».

Già, perchè tra le altre cose Siddi, 17 volte azzurro in carriera, è stato l'unico atleta italiano di ogni tempo a essere presente tra i primi dieci contemporaneamente in ben sette specialità: 100, 200, 400, 400hs, 800, lungo e alto.

La sua prima squadra è stata la Torres (nella foto), poi dopo la guerra si trasferì all'Ambrosiana. Negli anni a cavallo della guerra, si divertì anche con il calcio: «Con i piedi non era un fenomeno - sorride Lionello Siddi - ma con la maglia della Torres mise a segno un paio di gol partendo palla al piede da metà campo. Quello che solo pochi sanno è che da ragazzo andava anche in bici e si divertiva a battere Luigi Casola, grande sprinter professionista tra gli anni 40 e 50, che al tempo faceva il militare a Sassari».

Siddi fu sei volte campione italiano individuale (nei 100, nei 200 e nei 400) e otto volte tricolore con la staffetta. Fu proprio con la staffetta che Tonino Siddi si presentò alle olimpiadi di Londra '48. La capitale britannica, con i palazzi ancora sventrati dai bombardamenti, offre uno stadio (Wembley) rattoppato per l'occasione; per la canoa e gli sport acquatici c'è il fiume Tamigi, per il ciclismo i viali del parco di Windsor.

Nella 4x100 azzurra, Siddi è l'ultimo frazionista dopo Monti, Perucconi e Tito. Quando è il suo turno, la distanza dai primi sembra incolmabile, ma lo sprinter sassarese ha un recupero prodigioso e taglia il traguardo al terzo posto, alle spalle di Usa e Gran Bretagna. In un primo momento gli americani vengono squalificati per un cambio irregolare, così durante la premiazione gli azzurri salgono sul podio e indossano la medaglia d'argento. Poi i giudici cambiano idea e gli azzurri sono costretti a restituire l'argento e prendersi il bronzo.

Quello stesso giorno Tonino era l'ultimo frazionista anche nella finale della 4x400. Rocca, Missoni, Paterlini e Siddi (l'ultimo a destra, nella foto), dopo il secondo posto in semifinale, possono ambire a qualcosa di importante. Ma Rocca si strappa poco dopo la partenza e il testimone non arriverà mai a Tonino, al quale resta solo il record di essere l'unico atleta italiano che abbia corso la finale di entrambe le staffette. E nello stesso giorno. «Ma che Rocca stava male si sapeva dal giorno prima - dice oggi Marisa Tettoni, moglie di Tonino -. Peccato, magari avrebbero vinto un'altra medaglia. Chi sa. Mio marito era davvero un atleta universale. Una volta, in vista di un campionato di società, volle provare i 400 ostacoli: al primo tentativo e senza nessuna preparazione specifica, ottenne un eccellente 53"9. Ma fu capace anche di saltare 6,99 nel lungo e 1,83 nell'alto».

Nella parabola discendente della sua carriera, Siddi fece in tempo a partecipare anche alle Olimpiadi di Helsinki '52. «Nella memoria di chi lo ha conosciuto - dice il figlio Marco, che oggi custodisce gelosamente la preziosa tuta azzurra di Londra '48, firmata Missoni - restano le sue imprese e il suo carattere estroverso, tipicamente sassarese. A fine carriera si diede all'automobilismo e partecipò alla Millemiglia e alla Targa Florio con la sua 1100 Super».

Ma non lasciò mai l'atletica: una volta, a cinquant'anni suonati, si presentò poco allenato ai campionati italiani master, a Cagliari. Ai blocchi, sui 200 piani, preoccupato di fare una brutta figura con atleti ben più giovani di lui, si rivolse al suo vicino di corsia: "allora, facciamo una gara tranquilla per arrivare tutti insieme?". "Ognuno faccia la sua gara", si sentì rispondere. Ancora più proccupato, cercò di fare una buona partenza. A metà curva ebbe la sensazione di essere solo. Si voltò e vide che gli altri erano appena usciti dai blocchi. Sollevato, percorse i rimanenti 100 metri trotterellando tranquillamente, nel tripudio dello stadio Sant'Elia.

Proprio come quel giorno di tanti anni fa a Wembley, ma stavolta senza medaglie e allori olimpici. Solo perchè lui era Tonino Siddi. Il migliore.

 

© Andrea Sini - La Nuova Sardegna - Agosto 2008

LA SCHEDA

Tonino Siddi, nato a Sassari il 16 giugno 1923, è considerato da molti il più grande sportivo che la Sardegna abbia mai prodotto. Iniziò da giovanissimo a praticare il mezzofondo, sulle orme del fratello Dino.

Nel 1941 fu tesserato con la Torres, con la quale iniziò a gareggiare in pista, indossando anche la maglia della squadra di calcio. Nel 1946 passò all'Ambrosiana, per poi trasferirsi al Csi Brescia, che gli assicurò anche un lavoro come insegnante di educazione fisica.

Prese parte alle olimpiadi di Londra '48 e di Helsinki '52, sempre con la staffetta. Convocato 17 volte in maglia azzurra, è stato l'unico atleta italiano di ogni tempo a essere presente nella top 10 nazionale in sette diverse specialità: 100 (10"05), 200 (21"4), 400 (47"2), 400hs (53"9), 800 (1'53"1), salto in lungo (6,99) e salto in alto (1,83). Argento agli Europei del 50 nella 4x400, è stato 6 volte campione italiano individuale (100 nel 1950, 200 nel 1948 e 400 nel '47, '49, '51, '53) e 8 volte campione italiano di staffetta 4x100 e 4x400.

E' scomparso nel 1983. Dal 1999 lo stadio dell'atletica di Sassari porta il suo nome.
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